Anche se non collocabile nel novero della architettura civile propriamente detta, esso documenta una tipologia costruttiva sviluppatasi attraverso il sapiente recupero, in pieno XVIII secolo, di elementi strutturali e funzionali di chiara matrice tradizionale (quali la loggia ed il mignano) mediata attraverso un linguaggio barocco che si esprime soprattutto nelle finestrature, i cui motivi borrominiani furono tanto cari a Mauro Manieri.
Nel 1730 il Capitolo Cattedrale di Gallipoli commissionò il palazzo ad Adriano Preite da Copertino, architetto del Seminario e del Palazzo Doxi, il quale per 1030 ducati ne rilevò il disegno e lo costruì sul luogo delle dirute case “di Antonio Occhilupo nel vicinato di S. Antonio Abate”, attuale Via Bosco.
Il palazzo, alienato sul finire dell’800, pervenne in parte alla famiglia Portone. Questa lo ristrutturò nel 1926 rimaneggiandone ampiamente l’interno, saturando con nuove costruzioni il cortile e scomponendo il mignano.
Di quest’ultimo resta oggi soltanto il lapideo stemma capitolare, alludente al sacrificio della santa patrona Agata.
Testo originale – Elio Pindinelli
Traduzione in lingua inglese a cura di Rocco Merenda
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.