La Caremma è per il Gallipolino la madre “te lu Titoru” e rappresenta, con la sua bruttezza e tisichezza d’aspetto, la Quaresima, il periodo cioè dell’astinenza e dei digiuni canonici. Porta iella ed è raffigurata vestita di nero con accanto la conocchia e il fuso. Si usava più spesso appendergli al fianco un’arancia trafitta da sette penne di cappone. Rappresentava, quest’improvvisato strumento, un calendario quaresimale che settimana dopo settimana era aggiornato strappando una penna per volta fino all’ultima domenica di resurrezione quando, allo scampanio delle campane in festa per la resurrezione di Cristo, si appiccava fuoco al pupazzo.
[Tratto da: Il grande Salento per immagini (Storia - Arte - Cultura - Tradizione GALLIPOLI) Testi a cura di Elio Pindinelli, Edito da Il Salentino Editore]
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