Nato a Gallipoli l’11 marzo 1887 e rimasto, dopo appena 4 anni, orfano di padre crebbe sotto le cure del nonno paterno nel borgo nuovo del quale egli stesso scrisse circa 50 anni dopo: “proiettavo il mio sguardo fisico ed intellettuale su questa povera zona, ne meditavo il nascere, il crescere, lo sviluppo futuro; la guardavo priva di ogni assistenza, mi dolevo di una popolazione non molto civile e areligiosa, tanto da potervi riscontrare il “non est qui faciat bonum non este usque ad unum”, e misteriosamente sentivo in me il fremito di un apostolato nell’uno e nell’altro campo”.
Compiuti gli studi tecnici nel 1900, passò l’anno successivo nel locale Seminario dove portò a termini gli studi classici e filosofici. Nei suoi pensieri vi era sempre il borgo e andava meditando di dedicarsi completamente da sacerdote al suo risanamento sociale e morale: “se sarò sacerdote, creerò case di educazione per la civiltà ed un tempio per la religione”. Concluse gli studi presso i gesuiti di Lecce ed il 12 dicembre 1912 lo consacrarono Sacerdote.
Due anni dopo Mons. Muller Rettore del Seminario lo nominò Padre spirituale della Confraternita del Rosario e vice Parroco curato di Sannicola, da cui svolse un intensa missione di confessore e direttore spirituale delle suore e della comunità dell’Istituto Starace di Alezio. Nel gennaio 1916 divenne parroco della neo-costituita parrocchia del borgo in S. Maria del Canneto. Tuttavia, la dovette subito abbandonare perché chiamato a svolgere il dovere di soldato nel corso della prima guerra mondiale, durante la quale lo nominarono Canonico.
A Lecce svolse il suo ministero di Cappellano militare. Da lì rientrò a Gallipoli nel 1919 riprendendo le funzioni di parroco e soprattutto il suo vecchio progetto per il borgo. Nel gennaio del 1920, come egli stesso scrisse, “riuscì a piantare nel cuore del Borgo una Croce e gettare la semenza di due case di educazione per l’uno e l’altro sesso”.
Per questo lo considerarono un “pazzo” non potendosi intravedere alcuna possibilità di raccogliere fondi sufficienti per gli ambiziosi progetti del giovane sacerdote.
Ottenne invece dal Comune, nel 1922, la formale concessione di un suolo per la costruzione della chiesa parrocchiale e di un grande educandato per ragazzi. I lavori dell’una e dell’altra opera iniziarono nel 1930 grazie alle elargizioni della Provincia di Lecce, dell’Economato generale per i benefici vacanti, del Ministero dell’Interno, dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni, di varie Banche e soprattutto al ricavo di tre tombole nazionali del 1924, 1925 e 1930.
L’educandato per ragazzi, inaugurato l’8 dicembre del 1930, prese il nome di Istituto Michele Bianchi; vi furono subito istituiti corsi scolastici di quarta e quinta elementare e di prima ginnasiale con 63 allievi. Nell’anno scolastico 1931-32 il numero degli allievi era salito già a 103 con l’istituzione anche dei corsi di seconda, terza e quarta ginnasiale.
Per quest’opera il canonico Natali dovette subire l’ostracismo di una parte della borghesia locale; nonostante avesse impiegato nell’opera meritoria gran parte dei suoi beni paterni, dovette sottostare a brucianti accuse di cattiva amministrazione e di dilapidazione dei fondi pubblici. Motivo per cui pensò di potersi difendere dando alle stampe un volume di memorie e documenti; lo pubblicarono a Roma nel 1938 con il titolo di Storia di un’opera della Divina Provvidenza e di una vita di apostolato.
Ma aveva incautamente messo in discussione l’autorità politica e civile, violando anche le leggi sulla stampa. Il volume fu subito sequestrato. Successivamente il Canonico Natali, con grande gioia dei suoi nemici, fu condannato ad un breve periodo di esilio in Cefalonia. Dopo la guerra il Canonico Natali riprese il suo grande progetto per Gallipoli impegnandosi in un’altra grande opera sociale: l’Istituto per l’infanzia abbandonata.
Esso sorse come per incanto su di una zona brulla di contrada “Arene”, sul lungomare di scirocco; fu subito affidato ai Padri Salesiani che lo diressero per qualche tempo. Aveva in animo anche di costruire un similare istituto su di un terreno di sua proprietà là dove oggi sorge il parco Falcone-Borsellino.
Aveva riservato per sé una stanzetta presso l’Istituto “Salesiani”, dove visse, poverissimo, fino al giorno in cui lo colse la morte il 2.4.1967.
Tutto ciò che il Canonico Natali aveva realizzato, dopo la sua morte, passò nella disponibilità pubblica disperdendosi quella che doveva essere la funzione sociale a favore delle classi svantaggiate e dei giovani diseredati.
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