Giuseppe Tricarico fu un musicista del ‘600. La sua fama oltrepassò i confini della sua città natale, Gallipoli, ma anche della Penisola, facendolo approdare alla corte di Vienna. Qui fu maestro di cappella dell’Imperatrice d’Austria per almeno cinque anni.
Vale la pena riportare un estratto delle note biografiche che il maestro Giuseppe A. Pastore ha raccolto su questo illustre gallipolino.
“Rifare la vita di un musicista dopo tre secoli di silenzio non è impresa facile, specialmente quando il musicologo si proponga di non farsi sviare dalla propria fantasia e di restare ancorato, attraverso la nuda prosa dei documenti d’Archivio e il sereno esame delle sue opere, alla pura realtà. Questo è il caso di Giuseppe Tricarico da Gallipoli; ottimo, se pur dimenticato, musicista del Secolo XVII che onorò la terra natia e la scuola napoletana, portando per molti anni la sua arte, insieme col fratello Antonio, che tutto ci fa credere fosse un ottimo cantante, in diversi paesi di Europa.
Il nome e la figura artistica del Tricarico sono oggi quasi ignorate […] mentre nel suo tempo è stato un importante esponente all’estero della scuola napoletana del Secolo XVII. Giuseppe Tricarico nacque in Gallipoli da una famiglia tra le più ricche e nobili della sua città da Francesco Tricarico e Petronilla Venneri, il 25 giugno 1623. Della sua infanzia non ci è giunta nessuna notizia.
Forse come tutti i ragazzi del tempo dotati di buone qualità canore, imparò a cantare nel Duomo della sua città sotto la guida di qualche prete organista. Fattosi più grande (l’età giusta era verso i dodici anni) andò a Napoli a perfezionarsi nell’arte musicale in uno dei celebri Conservatori di musica che già da circa mezzo secolo esplicavano la loro attività. Anche se fino ad oggi non si sono trovati elementi probanti che la educazione musicale del Tricarico sia avvenuta in Napoli, ciò ci risulta dall’analisi di alcune sue opere in cui è evidente lo stile particolare che in quel tempo aveva la scuola napoletana […].
Poi, terminati gli studi, evidentemente comincia a viaggiare; né a Gallipoli né a Napoli si rinvengono notizie su di lui. La prima notizia certa è invece che nel 1649 era già membro dell’Accademia di Roma: ce lo dice l’Eitner e ciò risulta dal frontespizio dei suoi “Concentus Ecclesiastici” editi a Roma in quell’anno da Ludovico Grignano e dedicati a D. Carlo. del Greco Duca di Montenero: “Concentus Ecclesiastici duarum, trium et quatuor vocum. Auctore Josepho Tricarico a civitate Gallipolis Romae in Academiis experto”.
Nella società del tempo Giuseppe Tricarico che alterna elegantemente alle forme del Cinquecento quelle del Seicento, ai madrigali, interessantissimi per stile e fattura, le toccanti composizioni monodico accompagnate, ha evidentemente successo. Con la propria arte egli anticipa atteggiamenti melodici che diverranno comuni cinquant’anni dopo e , […] col cromatismo riesce a svincolarsi dal diatonismo dell’epoca.
L’allontanarsi dall’ambiente napoletano e il venire a contatto direttamente col mondo musicale romano e, tramite questo, con quello veneziano, lo spinge presto a cimentarsi contemporaneamente o, forse, prima ancora del Cirillo nella nuova forma del melodramma che la scuola napoletana prima del 1651 ancora non conosce né ha fatto sua. Evidentemente in Italia e all’estero Giuseppe Tricarico, che è accompagnato dal fratello Antonio, raccoglie molti onori e diventa Maestro di Cappella dell’Imperatrice.
Con gli onori viene il denaro: questo non viene sperperato, ma con le solite lettere di cambio, viene trasmesso a Gallipoli al fratello maggiore, il Rev. Don Giovanni Angelo, Tesoriere della Cattedrale. Questi da buon amministratore, lo impiega in migliorie alla casa e ai beni paterni ereditati nel feudo di Rodogallo; e poi compra terreni, masserie, uliveti, vigneti, giardini. I guadagni sono notevoli: nel 1651 Giovanni Angelo compra da Laura Catalano due oliveti in località “li Canali” per 208 ducati. Nel 1659 compra dai fratelli Zacheo quattro orti in località Rodogalli per 120 ducati. Nel 1660 i possedimenti nel feudo di Rodogallo aumentano con l’acquisto di un uliveto da Spicolizzi per 350 ducati, di un orto da Natali per 26 ducati e di numerose altre terre.
Il Tricarico da lontano non si limita ad inviare il denaro, ma indica al fratello maggiore come deve impiegarlo; infatti, nel documento redatto dal notaio Mega il 6 febbraio 1666 non solo viene specificatamente detto che la somma di tremilatrecentocinquanta ducati è stata inviata da Vienna tramite Papirio Peregrino in diversi tempi con polizze o con lettere di cambio, ma anche “…fu dispesa de suo ordine tanto in compra de stabili quanto in fabbriche…”.
A Vienna restano parecchi anni, e ce lo ricordano con maggiore o minore precisione parecchi documenti. Il ritorno in patria avviene alla fine del 1663 come leggiamo nell’istrumento del 22 febbraio 1664 per Notar Sgura: “…essi Giuseppe, et Antonio fratelli hanno dimorato fuor di lor casa in diversi paesi per molti anni comunemente attendendo con lor professione di musica vocale, et instrumentale…e siando alla fine ritornati con salute li mesi prossimi passati in questa città lor patria;…ha detto Antonio richiesto detto Giuseppe suo fratello che li dovesse assegnare la sua parte, e portione a lui spettante…”[…].
Dal 1669 al 1680 il nome di Giuseppe Tricarico non compare più in nessun documento ancora esistente; questo silenzio ci fa supporre che egli si sia ancora assentato da Gallipoli e quindi, tra l’altro la notizia di una sua opera eseguita al teatro S. Bartolomeo di Napoli nel 1670 si avvalora; l’autore dovette essere presente e sedere, per le prime tre sere, al cembalo così come voleva l’uso del tempo[…].
Nel 1697, a settantacinque anni Giuseppe Tricarico muore. Nel libro dei morti che si conserva nel Duomo di Gallipoli così si legge: “ Nell’anno del Signore Mille sei cento novanta sette a di “quattordici di novembre Giuseppe Tricarico di Gallipoli “di anni settanta cinque in circa rendè l’anima a Dio… “fu sepolto nella Chiesa di S. Francesco d’Assisi”[…].
Dopo la morte i suoi figli e quelli di Antonio, continueranno, nel nome dei rispettivi padri, la tradizione musicale in Gallipoli, aprendo due scuole musicali che, a somiglianza dei Conservatori napoletani, saranno centri musicali in quel Salento che vanta tra i suoi figli migliori musicisti della statura di Nicola Zaccaria, Francesco Antonio Baseo, Agostino Scozzese, Antonio Mogavero, Nicola Fago, Giovanni Paisiello, Leonardo Leo e numerosi altri.