“Di fronte al mare di mezzogiorno, sul lgm. Galilei, il decennio trascorso ha visto la demolizione totale dell’ex Istituto delle suore del Buon Pastore attiguo alla chiesa omonima ancora esistente. L’unica traccia sopravvissuta del complesso si può ammirare nel parco dell’attiguo residence “Rosa Virginia”: un pannello policromatico maiolicato raffigurante un tema invero originale del Buon Pastore, qui rappresentato dalla Madonna che regge in braccio a destra Gesù Bambino e in grembo a sinistra un agnellino, icona del tutto rispondente e compatibile con la stessa Congregazione delle suore ufficialmente dette di “Nostra Signora della Carità del Buon Pastore”, fondata da S. Maria Eufrasia (celebrata, ma solo con l’arte, unicamente in questa chiesa). In chiesa, nei pressi dell’ingresso, a sx la statua di S. Giovanni Battista de La Salle, noto pedagogista umanitario francese dedito alla catechesi ma pure all’educazione a vantaggio di giovani poveri e abbandonati, e a dx il dipinto appunto di S. Maria Eufrasia (1651-1719). Si chiamava esattamente Maria di Sant’Eufrasia Pelletier, al secolo Rosa Virginia (donde la denominazione dell’attiguo residence) ed era una religiosa francese impegnata nel sociale sino ad essere la fondatrice della nota Congregazione del “Buon Pastore”, la stessa santa immortalata anche in un affresco in sacrestia. Fine primario di quest’Ordine francese era il recupero e la rieducazione delle prostitute, pecorelle smarrite bisognose del soccorso del loro Pastore, tant’è che, presso il monastero di Tours, Suor Maria di Sant’Eufrasia maturò l’intuizione d’istituire una sezione separata per quelle donne perdute che, una volta pentite e in serie difficoltà esistenziali, intendessero rinsavire e risiedervi in qualità di religiose contemplative (le cosiddette “Maddalene”, donde appunto il “volgare” epiteto di “pentite” attribuito qui in città non tanto alle ospiti educande quanto allo stesso Istituto). Proprio sulla spiaggetta prospiciente, d’estate, le suore erano solite portare quelle ragazze ospiti dell’Istituto per un’ora di balneazione e di svago”.
(Stralcio dal testo “Gallipoli sacra”, pp. 283-4 di Gino Schirosi)