Questa Chiesa risulta costruita tra il 1598 ed il 1600 accanto al Monastero claustrale delle Monache di S.Chiara, fondato a Gallipoli nel 1578.
Sopravvive oggi solo l’antica chiesa, nel 1904 devoluta alla Confraternita di S. Giuseppe qui organata.
Il suo interno conserva una pregevole collezione, unica per numero e dimensione delle opere, di dipinti del gallipolino Giovan Domenico Catalano che operò nel Salento a cavallo dei secoli XVI e XVII.
Di quest’autore sono la grande pala d’altare con i Santi Pietro e Paolo, S. Francesco e Santa Chiara datata 1599, e le tele della Crocifissione, di S. Caterina d’Alessandria e dell’Annunciazione di Maria Vergine collocate sugli altari dell’aula ecclesiale.
La cantoria collocata in contro prospetto all’altare maggiore e costruita nel 1905, conserva un organo pressoché integro costruito nel 1779 dal napoletano Carlo Mancini.
Palazzo D’Acugna
Fu dimora del capitano spagnolo Francisco D’Acugna che, nel 1625, volle dedicare al regnante spagnolo Filippo IV una lunga iscrizione, ancora leggibile al fronte del palazzo.
Passò successivamente in proprietà della famiglia Granafei. Il palazzo fu verosimilmente costruito dalla famiglia gallipolina dei Demetrio, cui appartenne la moglie di Pietro D’Acugna dei Marchesi di Sant’Elena, qui accasatosi nel XVI secolo.
Rientra nella serie tipologica dei palazzi cinquecenteschi, di chiara derivazione strutturale fortificata, con portale durazzesco molto simile a quello di Palazzo Balsamo, mentre la finestratura rinascimentale richiama quella di Palazzo Pirelli.
Notevole nell’androne un arco a goccia montato su plinti con elegante modanatura baccellata a treccia. Postumi i balconi che hanno alterato l’austero fronte finestrato ed in parte reciso la lunga iscrizione spagnola. Prospetta sull’edificio ottocentesco del Museo comunale.
Al di sotto del palazzo sono visitabili gli antichi frantoi ipogei.
Frantoi Ipogei
Rappresentano una rarissima opportunità di conoscere il particolarissimo antico procedimento di produzione dell’olio di oliva, la singolare organizzazione strutturale interna al frantoio e gli originali strumenti di lavorazione quali i torchi in legno e le presse dal ‘700 all’800.
Sono due i frantoi sotterranei recuperati e restaurati a cura dell’Associazione Gallipoli Nostra, che opera nell’ambito della salvaguardia, recupero e divulgazione del patrimonio storico culturale e artistico della città: il primo con ingresso da Via A.De Pace, di fronte al locale museo, ed il secondo in Via Angeli al di sotto del Palazzo Briganti.
Scavati completamente nel sottosuolo conservano oltre all’originaria struttura, importanti cimeli relativi all’antica produzione olearia, di cui Gallipoli deteneva in passato il primato dell’esportazione verso i Paesi Baltici, Russia, Inghilterra, Paesi Bassi ed Impero Ottomano.
Singolare pure la storia relativa alla pratica commerciale del prodotto mediante ordini in derrate e alla presenza, fino al 1923, di tutti i Vice consolati delle nazioni estere in Gallipoli.
Testo originale – Elio Pindinelli
Traduzione in lingua inglese a cura di Rocco Merenda
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