A Luca Tommaso Zacheo, di Giuseppe ed Aurelia Doxi Stracca, pervenne in dote, probabilmente col matrimonio con Donata Rossi, questo palazzo che il 1822 ancora abitava con la famiglia, confinante con Calò e Raymondi.
Il settecentesco prospetto corre lungo l’attuale via Roncella dall’angolo della riviera, con balconata e veranda barocca aprentesi a primo piano sull’ultima rampa di scale e ballatoio di ingresso.
Interessante è soprattutto questo palazzo per un salone a primo piano con volta lunettata di tipo composito a botte con teste di padiglione, contraffortata da due archi a
tutto sesto, egregiamente decorata a grottesche e festoni secondo linee di un eclettismo pittorico dai chiari influssi settecenteschi, soprattutto di carattere coloristico.
Tale decorazione, è databile al primo trentennio dell’800 per la presenza di alcune scene mitologiche mutuate, anche per la resa pittorica delle figure bianche su fondo nero, dai rami incisi per “Le antichità di Ercolano “, il cui ultimo volume vide la luce il 1792.
Il Palazzo, che il 1832 tenevano in affitto i negozianti francesi Carlo Gruat e Alberto Cartanaf, dopo la morte di Donata Rossi, moglie dello Zacheo, era ritornato nella proprietà di Achille Rossi che lo vendè il 29-7-1833 a Maglione Angelo genovese e a Perrella Filippo di Piana di Sorrento.
A questi ultimi, mercadanti di olio, suocero il primo e genero l’altro per aver sposato la di lui unica figlia Eugenia, va quindi attribuita senz’altro la committenza quanto meno dei medaglioni mitologici.
Ai Foscarini, che attualmente ancora lo abitano, passò il possesso del palazzo per il matrimonio di uno di essi con Giulia Perrella di Filippo, cui il 1893 la proprietà era intestata.
Testo originale – Elio Pindinelli
Traduzione in lingua inglese a cura di Rocco Merenda