Guttuso torna a parlare dal cuore del Mediterraneo: a Gallipoli, trent’anni di pittura diventano “Visioni”

C’è un’energia viva, pulsante, che attraversa le stanze del castello angioino di Gallipoli in questi giorni. Un respiro che sa di pittura, di storia, di sudore e bellezza. È l’eco della voce di Renato Guttuso, che torna a farsi sentire forte e chiara nella mostra “Visioni mediterranee”, un percorso tra trenta opere del grande maestro siciliano, visitabile fino al 15 ottobre. Un’esposizione che non si limita a presentare quadri, ma invita a un dialogo con l’anima profonda dell’Italia e del Mediterraneo, tra luce abbagliante, nudi carnali, nature morte silenziose e paesaggi che gridano verità.

L’inaugurazione, avvenuta alla presenza del sindaco Stefano Minerva e del curatore Lorenzo Madaro, ha segnato non solo l’inizio di una mostra, ma anche un momento alto nella vita culturale della città. Gallipoli, infatti, si conferma crocevia di arte e visioni, laboratorio poetico in cui il Sud si riflette nell’arte come specchio di identità e resistenza. La scelta di ospitare Guttuso nelle sale del castello non è casuale: è un atto di coraggio e di memoria, un investimento nella bellezza come bene comune.

Guttuso, morto nel 1987, ha attraversato il Novecento con la forza di chi ha saputo tenere insieme pittura e politica, estetica e denuncia. Le sue tele raccontano un’Italia che lotta, ama, si trasforma. E in questa mostra – promossa dal Comune di Gallipoli in collaborazione con MostreLab e la Galleria De Bonis – tutto questo viene restituito con cura e rigore. Ogni sala è un mondo, ogni opera un capitolo. A colpire subito, nella prima sala, è il confronto silenzioso ma potente tra il celebre “Nudo rosso” (1962) e un autoritratto degli anni Cinquanta. Qui Guttuso è già a Roma, in piena stagione neorealista: è il dopoguerra, tempo di ricostruzione e ferite aperte. Nei suoi nudi, come in “Nudo senza volto” (1957), l’erotismo non è mai fine a sé stesso, ma urlo esistenziale, corporeità che diventa racconto.

La Roma di Guttuso non è quella delle cartoline: è fatta di tetti, di ombre, di sguardi rubati alle periferie. In “Tetti di Roma” (1957), l’artista allontana la monumentalità per restituire un volto autentico alla capitale, quello che vive nei margini, tra gli ultimi. È la stessa logica che anima “La Battaglia di Ponte Ammiraglio” (1949), dove l’impegno politico si intreccia alla narrazione pittorica: la storia del popolo entra nella tela con tutta la sua drammaticità.

Ma Guttuso non è mai cronista distaccato: la sua è una pittura viscerale, empatica, che non teme il colore acceso né la forma esasperata. I suoi paesaggi mediterranei – scarni, arsi, poetici – sembrano gridare silenziosamente tutto il loro amore e il loro dolore per il Sud.

La mostra è accompagnata da testi di approfondimento in italiano e inglese, ed è articolata in sezioni che guidano il pubblico dentro il mondo complesso di Guttuso, tra impegno civile e poesia visiva. Il castello diventa così tempio laico dell’arte, luogo dove la memoria incontra il presente.

In un tempo che chiede riflessione e autenticità, Guttuso è ancora qui, a farci domande con i suoi colori. E Gallipoli, affacciata sul mare e sospesa tra memoria e futuro, ha scelto di ascoltarlo.

“Visioni mediterranee. Opere di Renato Guttuso”
📍 Castello di Gallipoli, Piazza Imbriani – Centro Storico
📅 Fino al 15 ottobre 2025
🎫 Biglietti: 10€ intero / 7€ ridotto
🕒 Orari variabili (consultare il sito del Comune di Gallipoli)

ORARI DI APERTURA

  • Fino al 31 maggio
    🕒 10:00 – 13:00 e 15:00 – 20:00
  • Dal 1° giugno al 30 giugno
    🕒 10:00 – 13:00 e 16:00 – 22:00
  • Dal 1° luglio al 31 agosto
    🕒 10:00 – 24:00
  • Dal 1° settembre al 30 settembre
    🕒 10:00 – 13:00 e 15:00 – 21:00
  • Dal 1° ottobre al 15 ottobre
    🕒 10:00 – 13:00 e 15:00 – 20:00

📩 Info: comunicazione@comune.gallipoli.le.it

 

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